Strade e scalinate da ripercorrere. Per un'architettura rispettosa del tempo e dello spazio

Inserito il 20 Marzo 2015

La sostenibilità è nel corpo di chi abita o nella mente di chi progetta? In genere né nell'uno né nell'altra, ma si va gradualmente affermando un'attenzione nuova verso l'esistenza che uno spazio è chiamato ad accogliere, determinandola ed essendone determinato.

 

L'idea di uno spazio vuoto è infatti una nozione puramente teorica, probabilmente nemmeno indispensabile per l'umanità. Lo spazio, che si tratti dell'aia di fronte casa o della Via Lattea, non esiste al di fuori delle sue qualificazioni. Il calore di una sfera di fuoco, un frammento di roccia, il terreno, l'aria e la gallina che becchetta. Nulla di tutto ciò si situa in un contenitore vuoto. Ogni elemento microscopico o macroscopico manifesta lo spazio.

 

Molto spesso si è teso a non considerare questo intreccio di relazioni umane e uomo-ambiente, azzerando il vissuto di un luogo e sperando – non senza una certa tracotanza – di crearne artificialmente uno nuovo, secondo la logica del “contenitore vuoto”. Certi episodi di vandalismo o di creatività suburbana potrebbero essere una reazione a questo approccio, bucando i muri o decorandoli, reagendo, di fondo, a un'insufficienza esistenziale che si manifesta prima di tutto attraverso angosce “spaziali”.

Un'architettura rispettosa tende oggi a ripercorrere le spesse trame della storia, tutelando il paesaggio e il vissuto che preesiste a ogni “bene culturale”.

 

L’architettura diventa così dialogo tra le diverse vocazioni di un luogo nel tempo e riconciliazione estetico-esistenziale. In questo scenario si colloca un recente progetto di recupero delle scalinate napoletane, pubblicato sul sito del Festival Internazione del Design tra i 20 finalisti del Concorso “Teatro alle Scale”, dov’è possibile anche votare i progetti in gara.

"Nel corso dei secoli – scrive Alfonso Morone, autore del progetto – le scalinate urbane hanno svolto una funzione importante nella vita quotidiana, poiché erano il modo più semplice e diretto per raggiungere le zone collinari della città. Ma esse erano anche un pretesto per incrociarsi e conoscersi, favorito dal modo più lento di camminare, in salita e discesa, e proprio per questo quello più propenso alla sosta, alla chiacchiera e all’incontro. Le scale urbane sono state uno dei luoghi privilegiati della socialità popolare, costruita attraverso un’idea di comunità che è favorita dalla bellezza dei luoghi e dalla dolcezza del clima e che proprio per questo esplode all’aperto nel calore della strada.

Oggi le scalinate napoletane, con l’affermarsi della mobilità veicolare, sono cadute in disuso e, inevitabilmente, sono state abbandonate."

 

Il progetto, che riguarda il percorso che collega il Vomero alla Riviera di Chiaia (tratto pedonale di Calata San Francesco e Calata Tasso) vuole riportare le rampe urbane ad essere spazi a disposizione dei cittadini per la loro socialità. Per armonizzare le diverse anime del luogo, assecondando gli usi più antichi e favorendone di nuovi, i fori nel piano di calpestio, che ospitano delle boccole filettate, sono realizzati in modo da consentire il fissaggio a terra di diverse componenti previste. “In questo modo è possibile creare una totale intercambiabilità delle funzioni, in quanto gli stessi ancoraggi potranno essere utilizzabili per inserire, in tempi diversi, differenti componenti. Dove insiste un’area adibita a mercato, sarà quindi possibile, in funzione della stagionalizzazione o di necessità specifiche, insediare, con un’operazione di semplice smontaggio e rimontaggio, l’attrezzatura per un cinema all’aperto.”

Lo spazio non esiste al di là della vita. Lo spazio è mercato, lo spazio è cinema. (Soprattutto quello all’aperto, per le strade di Napoli)         

Alessandro Paolo Lombardo

 

"Guarda e vota i progetti del concorso del Festival Internazionale del Design"

http://www.festivalinternazionaledesign.it/concorso-finalisti/

 

 

 

 

 

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