Design for the Built Environment

Inserito il 14 Ottobre 2015

nuovo Corso di Laurea Magistrale per il dipartimento di Architettura dell’Università Federico II

 

di Luigi Furno

 

 

 

Da un po’ di tempo, il design non è più sinonimo di progettazione. Il progettista e diventata una figura pressoché estinta nel campo del design. Invece sarebbe proprio la capacità indispensabile all’Umanità (intesa come organismo vivente) per sopravvivere al grande cambiamento in atto nel mondo di oggi. Invece, sempre più, il design viene spacciato come un fatto glam.

 

La conoscenza si è liquefatta e si muove da un punto all'altro come polline nel mondo on line e off line del dopo Gutenberg. Senza sosta. E ci attraversa. Così, la “conoscenza nel design” si è trasformata in un” atteggiarsi a”, con grandi barbe hipster disegnate a carboncino, le scarpe forellate, le labbra tinte di rossetto sotto gli occhiali fumé – che sembrano intonare un bergamasco, ma in realtà parlano l'accento sordo di un dialetto dell'Est Europa.

Diverso, eccentrico, fantasioso, figo, frivolo, geniale, futuristico, incasinato, incomprensibile, innovativo, leggero, marginale, moderno, multimediale, nerd, pazzesco, poco redditizio, poliedrico, sfruttato, stressante, utopico, visionario: con questi termini viene definita oggi la figura del designer.

 

La parola più utilizzata è però ancora “creativo” e, se lo si infarcisce con l’aggettivo postmoderno, i fuochi d’artificio sono garantiti.

Ma l’evoluzione dell’essere fashion è sempre in mutazione.

Adesso il postmodern non è più trendy, e si parla a torto e a traverso di simplicity. Adesso il designer deve essere simplicity. Ma forse la diffusione della Simplicity è un indizio di un fastidio crescente per palmette e ziggurat, per coloracci e formine, per bieche semantizzazioni e bambinizzazioni inconsulte.

 

C’è voglia di oggetti che ci sono ma possono sparire, che fanno quello che devono fare ma non si sbracciano per farsi guardare. C’è voglia di artefatti comunicativi che ci porgano con garbo i contenuti informativi di cui abbiamo bisogno e c’è voglia di interfacce interattive che ci prendano per mano e ci pilotino attraverso il mondo virtuale ma anche attraverso quello fattuale: il labirinto del mondo fisico.

 

Il design è un gran baccano, un chiacchiericcio, un continuo compromesso, anche un lavoro sporco, un’opera di seduzione e di persuasione occulta che porta chi compra una sedia o un secchio a vederci riflesso un mondo di desideri, significati, valori. La premessa è che tutti possano possedere questi oggetti, perché sono accessibili, costano il giusto. Questo almeno nelle intenzioni, perché il design alla resa dei conti si paga profumatamente, e lo si paga profumatamente anche in termini professionale con la marginalizzazione in quello che viene chiamato proletariato creativo.

 

Leggendo l’inchiesta sulla condizione dei designer in Italia (Designers’ Inquiry) si incontra questa figura ancora semisconosciuta e per molti tratti indefinibile. Ma, cosa fa esattamente un designer?

A tale domanda ontologica prova a dare una risposta l’Università Federico II di Napoli che apre un Corso di Laurea, di nuova istituzione (a.a. 2015-16), che propone un percorso formativo che conduce gli allievi al conseguimento della Laurea Magistrale in Design per l’Ambiente Costruito.

La laurea magistrale ha come obiettivo la formazione di una figura di designer nei settori emergenti che esprimono domanda di competenze progettuali avanzate secondo un approccio ecosostenibile. Il corso, che ha per titolo: Design for the Built Environment, proverà a dare delle risposte fattive ad alcune recriminazioni largamente espresse da molti del settore, anche da un grande “vecchio” come Enzo Mari: “col design di oggi non mi ci ritrovo e mi fa arrabbiare il fatto che oggi la cultura del progetto sia sparita, a partire dalle università.

Gli oggetti che si fanno oggi sembrano, ma non sono: non c'è concretezza dietro i progetti che vedo. La colpa non è solo dei designer in sé, ma anche dei meccanismi commerciali che vi stanno dietro: il motto produrre al massimo uccide il progetto e la qualità dei prodotti.

Le ragioni tecniche, funzionali e di necessità vengono così completamente negate”.



 

Il Corso di Studi Design for the Built Environment formerà una figura professionale di designer capace di gestire l'innovazione di prodotti e sistemi, in grado di supportare la finalizzazione strategica del progetto in tutti gli ambiti di applicazione del design e in settori emergenti che esprimono domanda di competenze progettuali avanzate, nell'ambito della produzione industriale, dell'artigianato evoluto, dell'arredamento degli interni, degli spazi urbani e dell'allestimento per la valorizzazione dei Beni culturali.

 

L'attivazione del Corso di Studi è indirizzata a formare profili innovativi e sperimentali rispetto a settori emergenti come il "design strategico" e "il design dei servizi" e a settori nei quali sono presenti processi di ibridazione delle competenze progettuali con quelle manageriali e di gestione dei processi di sviluppo e produzione di nuove categorie di prodotto/servizio, come il "design management" e il "design engineering".

 

Gli obiettivi formativi sono inoltre finalizzati all'acquisizione di conoscenze sul contesto fisico di produzione e d'uso dei prodotti, nonché sugli aspetti qualitativi per il miglioramento della percezione e fruizione degli ambienti, sui requisiti ambientali dei prodotti, sulle strategie di sostenibilità e sulla progettazione riferita al prodotto/servizio, alle condizioni di mercato, al marketing e comunicazione e alle relazioni con la cultura d'impresa e con le strategie produttive, comunicative e distributive delle aziende.

 

Il Corso di Laurea intende coprire una richiesta formativa relativa ai campi del design degli spazi abitabili e di sistemi e componenti per l'ambiente costruito, approfondendo la capacità di leggere le complessità dei contesti, dell'innovazione degli scenari della produzione, delle condizioni d'uso e delle caratteristiche di mercato coniugandoli con le attività progettuali e di coordinamento delle fasi dall'ideazione alla distribuzione e alla comunicazione. Ciò presuppone un approccio progettuale tipico del design che si avvale di molteplici conoscenze (progettuali, tecnico-scientifiche, di comunicazione, di rappresentazione, degli aspetti d'uso e di fruizione, storico critiche), considerandone le implicazioni sociali ed etiche.

 

Gli ambiti fondamentali nelle discipline del percorso di Laurea riguardano nel primo semestre la cultura tecnologica e ambientale della progettazione e il design degli spazi in relazione alle modalità di espressione visiva e grafica, con gli approfondimenti relativi all'ambiente urbano. Nel secondo semestre sono approfonditi gli aspetti tecnico scientifici relativi all'illuminotecnica, alla progettazione strutturale integrata in relazione all'innovazione nel campo dei materiali per il progetto e per il prodotto, considerando il ruolo della progettazione degli interni; il semestre prevede lo studio storico dell'arredamento e del design.

 

Il terzo semestre, al secondo anno, si caratterizza sull'industrial design e sull'innovazione di prodotto legata ai processi di produzione industriale e al rapporto con il marketing strategico e operativo design-driven; sono incentivate le applicazioni sperimentali con simulazione digitale e prototipazioni. L'ultimo semestre prevede gli approfondimenti sulle strategie e le soluzioni di allestimento degli spazi delle architetture di valore storico monumentale lasciando un adeguato lasso temporale per la preparazione della tesi di laurea e dell'attività di tirocinio.

 

La domanda di partecipazione al concorso dovrà essere presentata dai cittadini italiani, comunitari e non comunitari residenti in Italia, esclusivamente tramite procedura telematica, a partire dalla data di emanazione del bando di ammissione ed entro e non oltre le ore 12.00 del 23 ottobre 2015.

 

Si possono avere maggiori informazioni al sito: www.diarc.dbe.unina.it

 

 

 

 

 

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