Riscoperta degli incastri nell' eco-design contemporaneo.

Inserito il 06 Febbraio 2016

In un lavoro sugli oggetti di design che vogliano definirsi veramente ecosostenibili, non si può che sviluppare un discorso “tecnico” che preveda la sostituzione della chimica dei solventi e dei collanti con altre “tecniche” che siano rispettose dell’ambiente.

Il discorso diventa ancora più interessante se, al posto della sostituzione, passiamo alla totale eliminazione nell’esigenze di utilizzo.

 

Niente di nuovo… si tratta semplicemente di riscoprire vecchie tecniche utilizzate de millenni nella realizzazione di manufatti. Basta rispolverare il gusto per le essenze naturali dei materiali per quando riguarda l’eliminazione dei solventi – legni, metalli, terre ecc… senza la necessità della colorazione – e riportare in auge il fascino degli incastri meccanici senza saldature né collanti. Di questi ultimi vogliamo parlare in questo articolo.

 

Gli incastri sono una sottospecie di giunti in cui due elementi si collegano tra loro in modo tale che la sporgenza dell'uno possa inserirsi nella cavità dell'altro affidandosi completamente alle sole forze di resistenza naturali. Ne esistono di semplici ed estremamente complessi, a seconda del legno da utilizzare e della funzione dell'oggetto che si sta realizzando.

 

La tecnica dell'incastro è una tradizione molto sentita anche in Giappone, dove il "sashimono", letteralmente "cose unite", sin dal periodo Edo (1603-1868) è considerato un modo efficace di assemblare elementi lignei che compongono abitazioni e mobili. Il Sashimono ha dato vita a pezzi di falegnameria non solo perfettamente solidi e funzionali, ma anche estremamente affascinanti. In un'ottica molto moderna, all'epoca dei samurai i mobili dismessi venivano smontati e riutilizzati per altri scopi.

Infatti, uno degli elementi molto importanti in un discorso teso anche al riutilizzo e alla plurifunzione degli oggetti, è che i giunti, se idoneamente progettati, sono l’elemento principe di tutte le logiche modulari.

 

 

In Italia l'arte degli incastri ha attraversato momenti di grande fioritura, specialmente quando si è espressa come sintesi della creatività di artisti emergenti e le capacità manuali degli abili maestri artigiani.

Nel Medioevo i mobili erano molto massicci, lontani dall'essere elaboratamente assemblati: erano costituiti per lo più da assi di legno, blocchi monolitici da collocare dove servisse. Le credenze e gli armadi erano costituiti da semplici assi, le tavole si reggevano, grazie al loro stesso peso, su trespoli.

I falegnami, come li intendiamo oggi, nacquero solo dopo, quando furono inventati gli incastri, che consentivano di unire tra loro diversi pezzi a formare oggetti di mobilio più complessi e gradevoli. 

 

“La tecnica di lavorazione del legno tramite incastri si diffuse in Italia grazie all'esperienza ereditata dai falegnami romani che avevano realizzato con il legno opere notevoli come la cattedra di Massimiano a Ravenna e, tra gli altri, un armadietto con cassetti conservato in Vaticano”. (Storia d'Italia e d'Europa. L'Europa barbara e feudale F.Burgarella, S.Chierici, R.Fontaine, M.Guidetti, G.Penco, P.P.Pggio, M.Rouche JACA BOOK)

Per anni, la tecnica dell’incastro si è sviluppata, pensiamo all’invenzione dell’incastro a coda di rondine, in una logica autoportante che sfruttava appieno le caratteristi degli intagli di morsarsi tra loro senza l’utilizzo di nessun collante. Solo lo sviluppo della chimica e quindi l’introduzione di colle veramente efficaci, ha ridotto di molto l’utilizzo di questo know-how di antica tradizione.

 

 

Non bisogna però credere che ci sia bisogno di andare molto indietro nella storia per trovare esempi di queste tecniche. Basta guardare come sono fatte le ringhiere dei balconi di molti caseggiati dei nostri centri storici per accorgerci che, con piegature e ribattiture, fino agli anni sessanta non si faceva uso della saldatura elettrica.

Quando la tecnologia non era ancora così diffusa e prima dell'avvento delle macchine a controllo numerico, quello dei falegnami era un mestiere la cui importanza era ampiamente riconosciuta. Le macchine a controllo numerico, in grado di operare autonomamente senza l'intervento umano, hanno sempre più messo da parte gli artigiani del legno.

 

Con l'avvento della tecnologia infatti, abbassandosi il costo dei manufatti, si sono diffusi sistemi di assemblaggio meccanico e chimico che hanno sostituito il laborioso e creativo lavoro manuale dei falegnami, in grado di realizzare incastri complessi come l'intarsio ed efficientissimi.

Il taglio laser, che non prevede più una manualità spiccata come nel caso dell’artigiano classico, ha riportato in voga gli incastri: e la creatività Italiana. La precisione del disegno tecnico e l'affidabilità delle macchine laser nell'effettuare tagli precisissimi, è tale che, qualsiasi sia la sagoma programmata, la macchina sia in grado di ricrearla, facendo in modo che le due parti da incastrare combacino perfettamente tra loro.

 

Uno dei massimi esperti di questa tecnica è Mariano ex falegname e fondatore del marchio RIR, una realtà artigiana che opera nel settore degli arredi in legno e particolarmente attenta alle tematiche di sostenibilità e ambiente.

“Mi sono occupato di arredi per 15 anni” spiega “poi ho avuto un incidente riportando la lesione del plesso brachiale (non muovo più il braccio sinistro) e per un falegname questo è un problema; per rimanere nel settore arredi (che mi ha dato tante soddisfazioni) mi sono dovuto inventare un nuovo modo di lavorare cercando soluzioni alla mia portata e sempre più rispettose dell’ambiente.

E’ nata così l’idea di realizzare una nuova linea di Eco Arredi costruiti con un basso impatto ambientale e che possano essere alla portata di tutti.

 

 

Ho cominciato progettando e disegnando con AutoCAD i primi prototipi che poi ho realizzato grazie al taglio laser, trovando di volta in volta nuove soluzioni che mi hanno permesso di perfezionare questa tecnica e arrivare sempre più vicino ad una linea di prodotti di alta qualità costruiti in modo sostenibile e con il minimo impatto ambientale, dalla nascita allo smaltimento dell’oggetto stesso.

Ho cercato poi il modo per dare una chiara identità ai singoli elementi della collezione e alle persone che acquistano anche solo un oggetto creando il marchio RIR® che ho poi regolarmente depositato”.

 

In merito al taglio laser per la lavorazione del legno, Il Tecnico del Legno ci spiega che è da considerarsi come un'evoluzione sostenibile del modo di arredare, anche perché con il taglio laser si evitano alcune lavorazioni classiche fatte con il pantografo o le macchine utensili tradizionali evitando così di usare frese e utensili che dovrebbero essere prodotti e poi affilati usando liquidi di raffreddamento e oli emulsionabili non sempre semplici da smaltire.

“Io sono convinto che ognuno di noi può fare la differenza, partendo dalle scelte di consumo che tutti i giorni facciamo, possiamo e dobbiamo scegliere i prodotti e il packaging che inquinano il meno possibile”.

 

La linea di Eco Arredi progettata e distribuita con il marchio RIR è realizzata con pannelli di multistrato di betulla. Questo legno, proveniente da foreste auto gestite e certificato FSC in classe E1, è tra i multistrati più pregiati ed uniformi. Particolarmente resistente perché gli strati del legno dei pannelli sono disposti in maniera incrociata.

Una volta pronti i pannelli, vengono tagliati con il laser, rifilati per evitare scheggiature e armonizzare le forme e assemblati.

 

Un cult nel campo del design è quello di riuscire ad elaborare una seduta. La RIR, nel suo catalogo, presenta la sedia Roccia.

“Roccia e una sedia in legno multistrato con una forma e un Design molto particolare e allo stesso tempo molto robusta e versatile.

I due fianchi leggermente più alti dello schienale permettono di trattenere con semplicità una borsa o uno zaino mentre i fori ovali che la distinguono dalle altre sedie si possono usare come impugnature per muoverla comodamente con una o due mani.

Il suo Nikname Roccia e un riferimento alla sua robustezza e alla solidità delle pareti rocciose capaci di rimanere inalterate nel tempo.

La sua forma e le impugnature ricavate sui fianchi e sullo schienale ne fanno un oggetto pratico da muovere per chiunque”.

 

SCHEDA TECNICA

Nome: Sedia

Cognome: Sostenibile

Nikname: Roccia

Fatto in: Italia

Materiale: Multistrato di betulla Sp 12 mm – Levigato

Colore: Naturale (non verniciato)

Misure: Altezza 89 cm – Larghezza 42 cm – Profondità 50 cm

Peso: Kg 4,800  +/-

 

 

 

 

 

 

 

 

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