La seconda vita del cibo

Inserito il 05 Giugno 2015

di Luigi Furno -

 

Due eventi nel Sannio sulla gestione creativa degli avanzi alimentari

 

Nonostante il cibo e l’alimentazione in generale siano da qualche anno sotto i riflettori dei media, con ore di palinsesti ad esso dedicato, non possiamo più limitarci solo a parlarne in termini di gusto, di estetica o, in uno sport ormai nazionale, nell’etichettarlo con qualche sontuoso aggettivo. Ogni anno, nel mondo, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate. In altre parole, circa un terzo di tutto il cibo prodotto non finisce dove dovrebbe: nei nostri piatti.

 

Il cibo, in quanto elemento imprescindibile del sostentamento della vita umana, è una questione profondamente politica. La questione, quindi, è etica, economica ed ambientale ancor prima che di papille gustative.

 

È proprio di questi giorni, infatti, la notizia, eminentemente politica, che fa ben sperare per il futuro. E' stato approvato dall'Assemblea Nazionale Francese, una legge che istituisce, per i supermercati sopra i 400 metri quadrati, il "reato di spreco alimentare". Non sarà più possibile per i negozi, infatti, smaltire l'invenduto trasformandolo in rifiuto quando ancora edibile, pratica purtroppo comune a molti rivenditori, specialmente di grosse dimensioni.

 

Quando parliamo di sprechi alimentari ci riferiamo a qualcosa che si produce, si confeziona, si distribuisce, ma che poi non si consuma. Salta all’occhio che il nostro fabbisogno alimentare è molto minore della quantità di cibo prodotta e che l’eccedenza, che noi gettiamo, “ingrassando il bidone della spazzatura”, potrebbe non essere prodotta, risparmiando l’ambiente e comunque potrebbe quanto meno essere recuperata. Al contrario, va buttato, finisce nel bidone della spazzatura, dal quale si dovrà ritrasportare come rifiuto e quindi smaltire. Ciò che buttiamo consuma, dunque, l’ambiente ancora di più ancora di ciò che mangiamo. Le risorse del pianeta sono limitate. Occorre consumarle con parsimonia e lasciare loro il tempo di ricostituirsi. Quello che noi facciamo, invece, è consumare più di quanto ci serva ad un ritmo troppo rapido.

 

Secondo uno studio della FAO, lo spreco alimentare in Europa e in America settentrionale ammonta a 280-300 kg pro capite l’anno: una insopportabile catena di sprechi che ha inizio nei campi e negli allevamenti, continua, indisturbata, lungo la fase di trasformazione e commercio, e termina nelle nostre cucine. Ognuna di queste fasi contribuisce in maniera considerevole al saldo positivo dello sperpero delle risorse alimentari. Ogni anno, e dovrebbe farci pensare, da 95 a 115 kg di cibo per ogni singola persona vengono gettati nelle pattumiere, compresi molti alimenti perfettamente commestibili e che potrebbero essere consumati.

 

Il fenomeno dello spreco alimentare ha anche una questione linguistica da chiarire. È importante, infatti, per non ingarbugliare troppo le carte, fare un po' di chiarezza e precisione sul significato dei termini “perdita”, “spreco” e “sperpero”.

 

Per perdita alimentare s'intende la riduzione non intenzionale del cibo destinato al consumo umano. Tale riduzione deriva da una serie di inefficienze presenti nella catena di approvvigionamento alimentare, quali ad esempio la carenza di infrastrutture e logistica e la mancanza di tecnologia, competenze o capacità gestionali. La perdita di cibo avviene principalmente nelle fasi di produzione e di lavorazione post-raccolto, cioè quando i prodotti rimangono sul campo o quando vengono scartati durante le fasi di lavorazione, immagazzinamento e trasporto.

 

Il termine spreco alimentare, invece, si riferisce allo scarto intenzionale del cibo ancora perfettamente commestibile. Lo scarto, in questo caso, è dovuto al comportamento tenuto dalle aziende e dai singoli individui, soprattutto da parte di esercenti e consumatori finali. L'espressione sperpero alimentare, infine, indica l'insieme di perdite e sprechi.

 

Che si parli di sprechi, di perdite o di sperpero, mettendo da parte la questione linguistica, tutto questo cibo ha richiesto energia, terra, acqua, tempo, carburante, risorse naturali e umane, denaro e una certa quantità di inquinanti per essere prodotto, trasportato, trasformato, confezionato, conservato, venduto, acquistato, nuovamente trasportato e conservato a casa. La produzione alimentare genera emissioni di CO2 che contribuiscono al cambiamento climatico. Infine, il cibo sprecato si trasforma in rifiuti, che richiedono ulteriori risorse per essere gestiti. Quindi, oltre ad elevati costi economici, si aggiunge l'impatto devastante dello sperpero sulle risorse naturali del pianeta, quelle stesse risorse da cui dipende la sopravvivenza degli esseri umani. Si calcola che ogni anno, sempre a livello globale, il cibo prodotto ma non consumato sperpera un volume d'acqua pari alla portata del fiume Volga; consuma 1,4 miliardi di ettari di terreno (il 30% circa della superficie agricola mondiale) ed immette in atmosfera 3,3 miliardi di tonnellate di gas effetto serra.

 

Comunque li si chiami, dunque, gli sprechi sono enormi e con molte ramificazioni. In altri termini, considerare lo spreco come l’effetto di una mancanza di valore attribuita al cibo può guidare nell’elaborazione di politiche che abbiano come obiettivo non tanto quello di aggiustare un sistema che non funziona, quanto quello di ridurre/eliminare in partenza il fenomeno dello spreco alimentare perché propone una visione interamente “valoriale” del sistema agroalimentare. Lo spreco alimentare può essere combattuto innanzitutto producendo meno e con più attenzione ma anche, soprattutto, nella rivalorizzazione creativa, attraverso un design ecosostenibile, dei suoi inevitabili scarti.

 

Un esempio di buona prassi, per agire quanto meno, sull’ultimo anello della catena degli sprechi alimentari, è il portale MATREC, una società specializzata per la consulenza di materiali e prodotti ambientalmente sostenibili, trend, scenari di mercato ed ecoinnovazione di prodotto. Da oltre dieci anni si occupa di monitorare e mappare, a livello internazionale, materiali e prodotti a valenza ambientale per supportare le imprese verso l’eco-innovazione. MATREC è il primo Osservatorio Internazionale per l’Innovazione Sostenibile di materiali e prodotti come servizi di consulenza alle imprese per:

-          La ricerca di materiali sostenibili ed innovativi

-          Lo sviluppo di nuovi prodotti ad elevato valore socio-ambientale

-          La definizione di trend di sostenibilità ambientale e scenari di mercato per diverse tipologie di prodotti

 

Per questo motivo, ed in occasione di EXPO Milano 2015, ha deciso di realizzare una pubblicazione finalizzata a presentare una serie di prodotti “Made in Food Waste” ideato dall'arch. Capellini. Lampade, sedie, calzature, borse, stoviglie e imballaggi sono solo alcuni dei prodotti realizzati attraverso il riciclo di scarti alimentari, a dimostrazione che tutte le risorse devono essere valorizzate. Questa pubblicazione ci invita a scoprire la nuova vita dei rifiuti alimentati. I prodotti che vengono presentati sono la dimostrazione che è possibile realizzare oggetti di design da indossare ed utilizzare a casa o in ufficio: tutto ciò aiuta a valorizzare e conservare le risorse del nostro pianeta.

 

MATREC sarà presente a Benevento, dal 26 al 28 giugno, a Palazzo Paolo V, in una mostra su oggetti di design, con una selezione del catalogo “Made in Food Waste”. Industria, Artigianato ed Aziende agroalimentari si incontreranno e si uniranno per rappresentare al meglio i prodotti “Made in Sannio” con mostre di oggetti, progetti di packaging ed elementi di arredo realizzati, con materiali di scarto alimentare, da interessanti aziende e designer provenienti da tutta Italia.

 

La mostra sarà anticipata, il 19 giugno, presso lo showroom di Vitale Arredamenti da un convegno organizzato con l’Ordine degli architetti di Benevento ed Ernestomeda sul tema "Ieri, oggi e domani... vivere la casa", il cui obiettivo è quello di offrire un “contenitore” di idee e suggerimenti per ricordare in modo chiaro e sintetico gli argomenti da valutare e l’iter da seguire nel momento in cui ci si accinge a progettare sia lo spazio architettonico che l’arredo della cucina.

 

Un bisogno a cui sia Vitale Arredamenti, sia Ernestomeda hanno sempre risposto con la precisa volontà di informare e condividere le nozioni in proprio possesso, frutto di anni di ricerca e collaborazione con Architetti e Progettisti.

 

Altro appuntamento, sempre legato all’idea di riciclo alimentare, sarà un corso di riciclo sul pane. Alla base dell’alto livello di perdite alimentari nelle società opulente vi è il comportamento dei consumatori insieme alla mancanza di comunicazione lungo la catena di approvvigionamento. I consumatori non riescono a pianificare i propri acquisti, comprano più cibo di quel che serve, o reagiscono in modo eccessivo all’etichetta “da consumarsi entro”, mentre eccessivi standard di qualità ed estetici portano i rivenditori a respingere grandi quantità di cibo perfettamente commestibili. Per rieducarci all’utilizzo di questo surplus, lunedì 22 giugno, con inizio dalle 9.30, presso Nardone Martino a San Giorgio del Sannio, a Contrada Cesina, potremo imparare tutti i modi per riciclare il pane indurito. Dopo aver acquistato il pane fresco nel corso dell’intera settimana quasi sempre capita che ne sia avanzato qualche fetta o interi pezzi divenuti ormai troppo duri per essere mangiati come semplice accompagnamento alle pietanze, ma per non buttarlo ed evitare inutili sprechi, impareremo come poterlo riciclare. Riciclare il pane, soprattutto di questi tempi, diventa particolarmente necessario, pertanto è possibile rifarsi alla tradizione, ispirandosi agli insegnamenti dei nostri nonni, utilizzandolo per la preparazione di altre ricette.

 

Se non impariamo a essere cittadini migliori non c'è norma che tenga, e l'educazione alimentare deve entrare a pieno titolo nel sistema valoriale che orienta i nostri comportamenti.

 

Foto 3

Lampadari realizzati in fondi del caffè legati tra loro con un legante naturale.

La forma finale viene conferita attraverso un processo di trasformazione brevettato che utilizza pressione e temperatura.

Raùl Lauri

www.rlauri.com

Spain

 

Foto 4

Occhiali da sole realizzati con pelle di salmone derivata dal riciclo pre-consumo dell’industria alimentare e legno rauli, Patagonia cherry e rovere cileno provenienti dalle foreste della Patagonia.

Karün

www.karunshades.com

Chile

 

Foto 5

Collezione di arredi che utilizza residui di caffè, sfridi di legno e scarti di produzione di pelletteria.

Mescolati a pigmenti in un impasto, pressati e laminati, vengono plasmati e stampati a vuoto.

Steenfatt

http:stenfatt.dk

Denmark

 

Foto 6

VIPOT è un materiale innovativo a base di lolla di riso, studiato per una famiglia di oggetti di uso quotidiano. La LOLLA è uno scarto della produzione del riso ed è un materiale di difficile smaltimento.

Vipot

www.vipot.it

Italy

 

 

 

 

 

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