Christian Piccolo

Inserito il 15 Settembre 2015

Una breve presentazione

Sono nato a Montebelluna nel 1977. Dopo la laurea in Accademia di Belle Arti di Venezia, con il massimo dei voti, (110/110 e lode) inizio l’attività di designer e interior design. Ho indirizzato la mia ricerca plastica verso un linguaggio formale che potremmo definire minimalista e razionale.

 

La mia espressione è infatti ridotta all’essenzialità; è puramente astratta, oggettiva e libera da decorazioni superficiali. Privilegio lo studio incentrato sulle possibilità spaziali offerte dalla forma pura. Nel “dimensionare” i lavori prendo come punto di riferimento il possibile rapporto tra questi e l’uomo, visto che l’essere umano si rapporta al mondo attraverso la misura del proprio corpo. Per far questo seguo precisi rapporti matematici avvalendomi della sezione aurea.

Per me il design è una disciplina per trovare, grazie alla creatività, un utilizzo alle forme. Come già detto, i miei progetti sono frutto di un’attenta analisi della geometria, alla linearità e purezza del prodotto in modo tale da renderli eleganti, in modo che non stufino nel tempo, e che non disturbino lo scenario che li circonda. Mi piace creare da materiali grezzi degli oggetti eleganti geometrici e semplici. Comincio l’attività professionale disegnando i miei primi prodotti in Ceramica per la Certrè Remeggio Fashion House.

In seguito collaboro con Linea Light Group per la quale oltre a firmare alcuni prodotti, collaboro anche per la ricerca di nuovi materiali. Nel 2008 fondo il mio studio, Christian Piccolo Design che si occupa oltre che di Industrial Design anche di Design Consultant, Interior Design.

Oggi lavoro con: Remeggio Fashion House, LInea Light Group, Mastella design, MM Lampadari, Zava, Cuproom, Marchea, Torremato, Feltrin Arredamenti metallici, Vetrarti group, Stylnove Ceramiche, Stocco, Sovet. Ho partecipato alle più importanti fiere internazionali: ISaloni salone del Mobile (Milano), Cersaie (Bologna), ISH (Frankfurth), Abitare il Tempo (Verona), Macef (MIlano) Light&Building (Frankfurth) Maison&Object (Parigi). Sono stato premiato all’YOUNG&DESIGN con menzione speciale, e premiato al Design&Design International Award, selezionato per l’esposizione ai Magazzini del Sale Venezia, Esposizione Triennale di Milano mostra dei migliori oggetti presenti al macef, Premiato Young Design Award.

 

Che cosa ti ha portato ad interessarti al design?

Fin da bambino mi piaceva realizzarmi gli oggetti, trovavo soddisfazione nel creare nuove forme con ciò che avevo a disposizione e mi dava l’ispirazione. Vedevo molti oggetti (o giocattoli) ma invece di volere espressamente quelli cercavo di “imitarli” e farli miei. Mi è sempre affascinato capire come era fatto un oggetto (come tutt’ora, non ho perso quella curiosità). Diciamo che probabilmente ho sempre avuto dentro questa vena progettuale, che poi con gli studi si è affinata (e con l’esperienza nel campo delle aziende, molto importante).

Sono sempre stato un sognatore di forme, volevo che anche i miei oggetti fossero inseriti nel panorama del design per dire la mia e penso che con molti oggetti di essere in qualche modo riuscito. Come dicevo prima fin da piccolo ero affascinato al montare e smontare e riassemblare a modo mio gli oggetti, perché dentro di me sento la necessità di portare avanti questa mia ricerca formale minimale, fatta dallo studio di un’attenta progettualità geometrica. Vorrei (guardando tra dieci anni o più) vedere che il mio percorso si è evoluto, ma mantenendo un segno distinguibile.

 

Forma, colore, concetto, da dove inizi di solito a concepire un disegno?

Solitamente dipende dal committente, da quello che un’azienda necessita, se c’è un breafing, oppure vedendo e intuendo la direzione che l’azienda vuole esprimere propongo io. Però parto sempre dalla funzione, deve essere un oggetto che abbia una funzione, da qui si passa al concetto, poi alla forma e per finire al colore.

 

Il made in Italy presente e futuro nel design?

Questa domanda e “tosta”, nel senso che cos’è oggi veramente made in Italy!? Quanto viene interamente concepito e finito in Italia!? Le aziende hanno tutte dislocato la loro produzione all’estero e non parlo di aziende che non riescono perché chiuse nella morsa di tasse italiane (e qui potremmo parlare di tutto il sistema italiano scorretto, che non ti lascia lavorare e quindi vivere), ma mi riferisco a grosse aziende, multinazionali che non producono più in Italia. Per non parlare poi del campanilismo (finto) dei titolari delle aziende italiane, che si vantano dei loro prodotti “made in Italy” e poi lavorano con Designer stranieri (perché fa più cool) e la produzione come dicevo è al di fuori del paese, quindi non so di cosa si vantino.

Comunque oggi, ora, in questo momento, il design in Italia è fermo, le aziende non investono come tre/quattro anni fa, c’è molta più calma, ma penso sia dovuta all’incertezza del paese generale. Per il futuro mi viene da dire spero cambi o per lo meno le aziende tornino a fare delle cose che si vendono bene fatte da chi sa disegnare per far tornare in alto il nome del design italiano. Però penso debba cambiare la situazione italiana.

Anche per un Designer non è facile con la pressione statale lavorare e poter dire la sua. Un libero professionista in Italia (leggendo ovunque) è diventato l’ultima ruota del carro. Lavori più di dodici/quattordici ore al giorno per fare i progetti e poi proporli alle varie aziende e ti senti sempre dire; Interessante ma…al momento siamo fermi, stiamo lavorando su cose vecchie, abbiamo già investito lo scorso anno, stiamo per chiudere, e altre risposte assurde. Basta vedere quello che è stato quest’anno il salone…Nulla di nuovo e tutti che si copiavano (forse per la paura di azzardare) un tempo non c’era, trovavi aziende con una propria identità mentre adesso tutte fanno le stesse cose perché “se vende lui vendo anch’io”. C’è paura, e penso sia normale e umano, ma basta veramente poco per tornare come prima, ma forse non c’è più la voglia o non ci sono più i titolari con la mentalità vincente.

Forse c’è il cambio generazionale e chi prende in mano l’azienda guarda a mantenere se stesso, non far vivere un gruppo. Speriamo le cose possano cambiare e ci sia chi ha ancora voglia di creare quella individualità aziendale e soprattutto il made in italy, ma partendo dal progetto di un italiano.

 

Quale il progetto da te realizzato che ti è piaciuto più degli altri e per quale motivo?

Diciamo che non ho un solo progetto che mi rappresenta, tutti i miei prodotti mi rappresentano, all’interno di ognuno di loro c’è qualcosa di me. Quindi non saprei scegliere quello che più mi rappresenta (per non far torto a nessuno). I progetti sono come dei figli. Tutti con il loro carattere, ma tutti con qualcosa di me dentro.

Però potrei menzionartene alcuni:

Movie per Zava, 

 

Outbox Inbox per Torremato,

 

 

 

 

Tatami per Mastella Design,

 

 

 

 

 

Stone per Cuproom,

 

 

 

Backbone per Marchea (con cui ho vinto la menzione speciale per Joung&Design),

 

 

 

 

Barcode per Feltrin Arredamenti metallici,

 

 

 

 

Bang per MM Lampadari,

 

 

 

Tagli per Stylnove Ceramiche,

 

 

 

 

Les Jeux Sont Faits per Certrè.

 

 

Se poi devo parlare di uno in particolare potrei dire Movie per Zavaluce, dico Movie perché è nata questa piantana nel 2009 (se non ricordo male) ed era un momento che tutte le aziende volevano assolutamente un arco per emulare il vero e solo arco di Pie Pier Giacomo Castiglioni e Achille Castiglioni nel 1962 un cult del design e un pezzo di Italia. Quindi anche a me piaceva l’idea dell’arco, ma non volevo fosse un arco come emulazione, quindi con il mio modo progettuale mi sono messo a pensare ad una lampada che fosse da terra che avesse un estensione per potergli passare sotto e che poi illuminasse e non fosse solo “l’archetto” per proporre un arco.

Così ho pensato ed è nata Movie una piantana (forse ancora bene da capire al 100%, anche se mi ha dato belle soddisfazioni) che si apre tramite un pistone a gas (quindi l’estensione del corpo illuminante è anche cinetico) ha una bella illuminazione di oltre un metro e mezzo di luce (non solo una lampadina). Inoltre Movie quando viene “chiusa” continua a fare luce indiretta diventando una piantana regolare e poco “invadente”.

In questo progetto abbiamo una lampada che ha due modalità di applicazione e senza emulare l’arco ha le stesse dimensioni se non più grande come sbraccio. Ho parlato di questa ma ripeto non tolgo e non voglio togliere nulla ad altri progetti che ho fatto e sono orgogliosissimo di aver fatto e che mi danno soddisfazioni, ma forse è un progetto al quale volevo fare anch’io un arco come tanti ma senza fare l’arco e ci sono riuscito, quindi una soddisfazione per la riuscita (anche grazie all’azienda che ha voluto seguirmi in questa operazione) solo che sento che anche se è da molto che è nel mercato deve ancora essere apprezzata come dovrebbe, probabilmente l’italiano vuole riconoscere l’arco emulato piuttosto di sbagliare e osare, come dicevo prima, in italia ormai non c’è più nessuno che ha voglia o “coraggio” di osare su cose diverse, seguiamo il letto del fiume e tutti nella stessa direzione.

 

E ora cosa ci possiamo aspettare da te?

Adesso sto lavorando per una nuova azienda nata a gennaio dove ci sono in progetto 6 nuovi prodotti. Questa nuova azienda tratta il metallo, è una nuova e avvincente sfida perché oltre ad aver disegnato per loro tutta la collezione, seguirò anche la direzione artistica. Ho chiuso a breve una nuova collaborazione con un’altra azienda di complementi d’arredo e adesso sto lavorando per il Cersaie e per la Bologna Design Week 2015. Poi ci sono tante altre cose in progetto e altre collaborazioni, solo che bisogna sempre fare i “conti” con il periodo che attraversiamo, comunque non sono mai fermo e mai mi voglio fermare. Credo nella mia professione che rispetto e cerco di onorarla giorno dopo giorno. Per me l’idea del design, soprattutto nel prodotto è dare forma ad una funzione e questa rimane legata alla produzione in serie, perché il designer lavora per l’industria.

E come diceva Magistretti “l’azienda è la madre, il designer il padre”.

 

 

 

 

 

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